Considerazioni sulla quarantena

Dell’Avv. Sandro Gallusi.

Per una di quelle coincidenze che capitano nella vita e nella storia, con gli amici ci siamo ritrovati, alla vigilia del 25 Aprile, a parlare di diritti conquistati a caro prezzo, di libertà di parola, di culto e di riunione, di pensiero e di espressione ed anche del diritto ad avere un giusto processo. Sono emersi ricordi di quando, per motivi di salute pubblica, vennero aboliti gli avvocati ed i processi e di come per decreti vennero tolte le minime libertà, sino a considerare oggi l’ipotesi, per quanto almeno suggeriscono talune affermazioni di importanti personaggi, di una sorta di reintroduzione di passaporti interni, come al tempo degli Stati preunitari. Per una serie di ragioni il 14.2. ero a Bergamo ed il 20.2 a Milano. Poi, la sera del 22.2 mi ha telefonato un caro amico, medico a Codogno, per dirmi che avevano trovato in un paziente qualcosa che non conoscevano e, se era il virus cinese, di starmene in casa il più possibile. Da allora per me e la mia famiglia è iniziata una sorta di quarantena volontaria, che non mi è pesata. Mi sembrava una normale condotta. Ma questa condotta, collettiva, regolata per decreti seriali, per quanto estesa e per come applicata in concreto, ha qualcosa a che vedere con quei diritti – tutti – non solo quello alla salute che dovrebbero esserci garantiti dalla Costituzione ? oppure il diritto alla salute pubblica, per ignoranza dei dati reali del contagio o per impreparazione ad affrontare una malattia così insidiosa, è un vettore per una limitazione eccessiva di tali diritti ? ed in forza di quale potere costituzionalmente conferito ? Si tratta di quesiti per niente teorici od oziosi la cui risposta fa la differenza tra accettare di essere sudditi od essere cittadini, titolari di diritti veri. Ai miei Colleghi l’arduo compito di svolgere questi temi, concreti, che ci riguardano.

Sul sito ugcre.it sono disponibili approfondimenti che motivi si spazio non possono essere integralmente riportati.

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