650 c.p. e dintorni, una norma in bianco dai contorni bizzarri…

Dell’Avv. Andrea Davoli

Non so per quale particolare evento verrà ricordato questo straordinario periodo dai posteri, ma per molti il Covid19 è stato contrassegnato da una volontà di controllo pubblico quasi feroce sul singolo cittadino, una tendenza già assai presente negli ultimi tempi, ma che con l’emergenza sanitaria ha assunto a tratti contorni a volte grotteschi.

L’ossessivo controllo degli organi di polizia, peraltro, è stato fortemente sostenuto dai media e dal terrore della diffusione del virus, ma non si può non ritenere plausibile che tra pochi anni rileggeremo con un certo sgomento le sanzioni comminate ai bimbi che giocano in un parco, o l’inseguimento con i droni di un runner sulla spiaggia oppure le sanzioni al barista che porta un caffè a due operanti della stessa polizia… 

Il giusto timore per il possibile verificarsi di un grave evento non può mai far dimenticare l’essenziale requisito della proporzionalità e della ragionevolezza nell’irrogazione della sanzione, che riposa nel naturalissimo requisito del buon senso… 

Questa tendenza del potere esecutivo a mettere in campo sforzi sproporzionati alla finalità del reato da accertare e/o da prevenire è però in atto da tempo, per tutti penso ad alcune operazioni di polizia in cui si bloccano le tangenziali in entrambi sensi di marcia per accertare lo stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti dei conducenti. Ora, senza nulla eccepire sulla necessaria prevenzione di questi o altri tipi di reati, la modalità di tali dimostrazioni muscolari spesso sembra non tanto volta al risultato concreto, poiché porta a un numero risibile di accertamenti in proporzione dei controlli effettuati e delle forze messe in campo, quanto a propagandare la capacità di controllo del cittadino.

Il controllo assoluto del potere esecutivo è sfociato nell’atto probabilmente più controverso dell’intero periodo emergenziale, e cioè nel pervicace tentativo di un Carabiniere di interrompere la celebrazione di una Messa a Gallignano, nel Cremonese, di cui si può vedere anche il video su youtube.

Ora, da giuristi è bene capire cosa succede nel caso concreto: il Carabiniere, pubblico ufficiale, apprende che si stanno violando le norme del dpcm Covid e decide di andare ad accertare i fatti, ma interrompendo la funzione commette il reato di cui all’art. 405 cp, cioè interrompe una funzione religiosa, quid iuris?

L’art. 51 cp prevede la non punibilità per il reato commesso per adempiere un dovere imposto da una norma giuridica o da un ordine legittimo della pubblica Autorità, ma ciò ci aiuta scarsamente, nessuno vuole l’incriminazione del comunque educato carabiniere, anche perché ci si deve chiedere se il giovane carabiniere era costretto a commettere il reato ex art. 405 cp, e cioè se era possibile un suo comportamento alternativo conforme alle norme. Forse ci si può chiedere se il pericolo di diffusione del virus fosse, almeno potenzialmente, ipotizzabile e che quindi un intervento fosse anche astrattamente necessario, ma dalle immagini si vede che la Chiesa è di grandi dimensioni e il numero di fedeli è pacificamente del tutto esiguo e lo stesso sacerdote dice che prenderà l’Eucarestia con le pinze. Le possibilità di contagio sono quindi irrisorie, l’assembramento non può essere individuato né individuabile e la mera prosecuzione della Messa non viola alcuna norma non essendo mai state cancellata, e sarebbe stato folle, la possibilità di celebrarla da parte del sacerdote, seppur in luogo non aperto al pubblico.

La violazione del dpcm poteva quindi essere pacificamente contestata alla fine della celebrazione senza alcuna turbativa come peraltro avvenuto per vari altri verbali recapitati alla residenza del presunto trasgressore 

E’ quindi pacifico che l’intervento delle forze dell’ordine anche in questo caso non risponda a una reale esigenza social preventiva ma si raffiguri più come un eccesso di volontà punitiva nei confronti del cittadino, quasi sempre incensurato. 

Da avvocato il pensiero non può non andare alla nota affermazione del Dott. Davigo che non esistono innocenti ma solo colpevoli non ancora scoperti, una battuta d’effetto che deve necessariamente rimanere tale per il mantenimento dei principi fondanti la nostra civilità.

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