Spunti di diritto comparato: libertà religiosa al tempo della pandemia nelle Repubbliche Baltiche

Abstract

Avv. Matteo Fortelli
Dell’avv. Matteo Fortelli

L’Estonia è un Paese a grande maggioranza agnostica. Fra le confessioni praticate, preponderante è la componente luterana, in netta minoranza la cattolica (l’attuale è il secondo Vescovo di Tallin dai tempi di Lutero) ed ortodossa.

Vi è un “Consiglio delle Chiese Estoni”, composto dai rappresentanti delle confessioni cristiane, con cui il Governo ha condiviso il protocollo COVID. Se le funzioni pubbliche sono state sospese, nondimeno, in privato, i riti hanno potuto continuare ad essere celebrati. Il protocollo specificava che “anche in caso di emergenza, lo stato garantisce la libertà religiosa dei suoi cittadini e di tutto il popolo estone”.

La Lettonia ha inizialmente proibito eventi e assemblee pubbliche con la presenza di più di 200 persone. Successivamente, le celebrazioni sono state limitate a 50 persone, infine il divieto è stato generalizzato a tutti gli eventi, pubblici e privati. Unica eccezione i funerali, da celebrarsi all’aperto, nei cimiteri, e con la regola del distanziamento di due metri; disposizione poi estesa anche ai battesimi in pericolo di morte. 

In Lituania, paese cattolico, vigono vari accordi tra Stato e Chiesa. Quello che concerne, in particolare, i “rapporti giuridici” prevede che misure di sicurezza nei luoghi di culto, per salvaguardare la salute e la vita umana, possano essere assunte dallo Stato solo su richiesta dell’Autorità ecclesiastica.

Con l’inizio della quarantena, è stata direttamente la Conferenza Episcopale Lituana a disporre la sospensione delle celebrazioni pubbliche, con l’eccezione dei funerali, ma solo all’aperto e limitando la presenza ai parenti stretti. I matrimoni potevano essere celebrati alla presenza di massimo due testimoni. Espressamente consentiti i battesimi in pericolo di morte.

I Vescovi lituani hanno fatto suonare tutte le sere le campane delle Chiese dell’intero Paese alle ore 20, invitando le famiglie a pregare concordemente. “È il modo di sentirci uniti con il Signore e fra noi”.

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ESTONIA

La Repubblica Estone ha limitato le attività pubbliche in ragione del Coronavirus dalla metà di Marzo a circa la metà di Maggio.

Sul sito del Governo estone sono stati pubblicati, distinti per ogni tipologia ed ambito (sport, scuola, cultura, cinema…), i calendari per la progressiva riapertura delle attività. Per garantire l’accesso ai luoghi pubblici (negozi, uffici, ecc…) il Primo Ministro estone ha introdotto la regola del 2+2: le persone possono accedervi sole o in coppia, mantenendo almeno due metri di distanza dagli altri avventori, anch’essi soli o in coppia. Le famiglie conviventi sono esentate dal distanziamento 2+2.

Per quanto attiene alle funzioni religiose, il Governo ha condiviso il relativo protocollo, denominato “Attività delle associazioni religiose in caso di emergenza”, con il Consiglio delle Chiese estoni, organismo che ricomprende i rappresentanti di tutte le Chiese cristiane di Estonia, in particolare le maggioritarie, ossia luterana, cattolica e ortodossa. In Estonia vi è una prevalenza decisamente luterana: l’attuale Vescovo cattolico di Tallin è il secondo Vescovo cattolico dallo scisma di Lutero; esiste un breve Concordato sottoscritto nel 1999, considerato dalla Conferenza Episcopale Europea un “risultato eccezionale”. In ogni caso, l’80% della popolazione si considera atea o agnostica.

Il protocollo prevedeva la sospensione di tutte le riunioni di tipo pubblico: “Poiché lo scopo di proibire le riunioni è prevenire e scoraggiare la diffusione del coronavirus, le restrizioni si estendono anche ai servizi di adorazione e ad altre riunioni simili”. In particolare, si disponeva che “tutti gli eventi religiosi pubblici organizzati, incluso il culto pubblico, i concerti nelle chiese e altri incontri, devono essere rinviati o cancellati fino a nuove istruzioni”.

Il documento conteneva tuttavia l’importante specificazione che “anche in caso di emergenza, lo stato garantisce la libertà religiosa dei suoi cittadini e di tutto il popolo estone, tenendo conto delle considerazioni sulla salute umana”.

Di conseguenza, le Chiese sono rimaste aperte, e il protocollo consentiva che i servizi religiosi, fra cui anche la distribuzione della comunione, fossero garantiti in forma privata: “continueranno a essere condotti servizi religiosi privati, tra cui conversazioni pastorali, adorazione e comunione e altre attività basate sulle specificità della rispettiva comunità religiosa”, sempre purché “organizzate in modo tale da escludere il rischio di infezione da altre persone”. I funerali sono stati autorizzati, in via d’eccezione, per tutto il periodo, purché con pochi parenti e rispettando il distanziamento 2+2.

Uno dei maggiori esponenti del protestantesimo estone, il Reverendo Ove Sander, Presidente dell’Istituto Nazionale di Teologia della Chiesa Luterana ed Evangelica Estone, ha così commentato le disposizioni: “Il principio che, nonostante le restrizioni e i divieti dei tempi difficili, nessuno è lasciato senza servizio spirituale, perché «lo stato garantisce la libertà religiosa dei suoi cittadini e di tutto il popolo estone» è estremamente importante e ne siamo profondamente riconoscenti”.

LETTONIA

La Lettonia ha adottato la legislazione emergenziale dal 12 marzo al 12 aprile, poi estesa al 12 maggio. La Costituzione lettone prevede che il Governo possa dichiarare lo stato di emergenza per non oltre tre mesi e con solo un rinnovo, autorizzato dal Parlamento. Il Parlamento lettone, nell’Aprile, ha votato la possibilità di disporre più rinnovi, in quanto ritenuto preferibile, sul piano della proporzionalità, consentire l’effettuazione di più proroghe ma per periodi inferiori ai tre mesi.

La legge in situazione di emergenza consente al Governo l’introduzione di restrizioni alle libertà di movimento, di riunione ed alle attività economiche.

Inizialmente, il governo ha proibito eventi e assemblee pubbliche con la presenza di più di 200 persone. Successivamente, le celebrazioni sono state dapprima limitate a 50 persone, e, dal 29 marzo, il divieto è stato generalizzato a tutti gli eventi, pubblici e privati. Unica eccezione, i funerali, da celebrarsi comunque all’aperto, nei cimiteri, e con la regola del distanziamento di due metri. L’eccezione è stata successivamente estesa anche ai battesimi in casi urgenti. 

La regola dei due metri è diventata obbligatoria per l’accesso a tutti gli spazi pubblici.

La libertà di movimento è stata limitata solo per tre categorie di persone: chi arrivava dall’estero, ma non i lavoratori provenienti dalle altre due Repubbliche Baltiche, a meno di presenza di evidenti sintomi da Covid; chi era rimasto a contatto con gli infetti e gli infetti stessi. Per questi ultimi vi era l’obbligo assoluto di quarantena, fino al ricovero; per le prime due categorie solo di isolamento per 14 giorni. La polizia era autorizzata a ricercare infetti e chi fosse con loro venuto a contatto, per imporre le quarantene.

LITUANIA

La Lituania è un Paese a grande maggioranza cattolica. A seguito del Concordato del 1927, annullato nel periodo di dominazione sovietica, sono stati ora sottoscritti tre Accordi parziali, nel Maggio 2000.

L’Accordo che concerne, in particolare, i rapporti giuridici tra Stato lituano e Chiesa cattolica prevede che misure di sicurezza nei luoghi di culto, per salvaguardare la salute e la vita umana, possano essere assunte dallo Stato solo su richiesta dell’Autorità ecclesiastica. In casi di assoluta necessità, tassativamente indicati, può provvedervi direttamente il potere civile, ma l’Autorità ecclesiastica dev’esserne comunque informata.

A seguito della dichiarazione, da parte del Governo, dell’inizio della quarantena il 16 marzo, è stata direttamente la Conferenza Episcopale Lituana a disporre la sospensione delle celebrazioni pubbliche. La celebrazione dei funerali è stata sempre consentita, ma solo all’aperto, nei cimiteri, e con la presenza dei soli stretti parenti del defunto. Si è suggerito di rinviare matrimoni e battesimi, anche se i primi potevano comunque essere celebrati alla presenza dei soli sposi e di due testimoni. Sono stati espressamente consentiti i battesimi in pericolo di morte.

I Vescovi lituani hanno fatto suonare tutte le sere le campane delle Chiese dell’intero Paese alle ore 20, invitando in particolare le famiglie a pregare concordemente San Giuseppe. “È il modo – ha detto la Conferenza Episcopale – di sentirci uniti con il Signore e fra noi”.

La Conferenza Episcopale ha deciso la ripresa delle celebrazioni pubbliche già dal 24 aprile, ad esclusione della Messa domenicale, emanando linee guida per la partecipazione: obbligo di mascherine sul viso, con la sola eccezione del celebrante; distanza di sicurezza tra i fedeli, con uno spazio previsto di 10 metri quadrati a persona; comunione solo sulla mano; sanificazione preventiva e divieto di accesso ai sintomatici.
Prevista anche la possibilità, in caso di raggiungimento della capienza massima dell’edificio di culto, di partecipare all’esterno, con una distanza di 2 metri. La comunione, in tal caso, viene distribuita prima all’interno della chiesa, poi ai fedeli all’esterno, sempre dovendo essere il sacerdote a raggiungere i fedeli.

La Lituania sta attuando un progressivo piano di riapertura delle attività, estendendo, secondo diversi step, gli orari di apertura dei locali, il numero di persone ammesse agli eventi pubblici, i soggetti coinvolti in attività sportive, eccetera.

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